null Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCCP)

Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCCP)

L’idea e il nome di Nuova Compagnia di Canto Popolare nascono nel 1967, per volere di due giovani studenti dei Campi Flegrei, appassionati di musica: Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò. Della prima formazione facevano parte anche Giovanni Mauriello, Lucia Bruno, Mario Malavenda e Claudio Mendella, quest’ultimi tre, rimpiazzati qualche anno dopo da Peppe Barra, Patrizio Trampetti e Fausta Vetere. Decisivo fu il coinvolgimento nel gruppo, quasi dagli inizi, del musicista e compositore Roberto De Simone, che divenne ben presto la “guida” culturale e musicale del gruppo che fece il suo esordio nel 1969 al Teatro Esse, riscuotendo un immediato successo di pubblico.

Nel 1971 esce il primo album eponimo per l’etichetta SIF, poco dopo esce dal gruppo uno dei due “ideatori”, C. D’Angiò. L’anno successivo è quello della consacrazione definitiva con l’album doppio e l’incontro con E. De Filippo che li fa esibire al suo San Ferdinando e li presenta a R. Valli, direttore del Festival dei Due Mondi. Dal 1973 Renato Marengo diventa produttore del gruppo, già dai due dischi successivi: Li Sarracini adorano lu sole e Tarantella ca nun va bona. Il 1976 è l’anno della storica rappresentazione a Spoleto della Gatta Cenerentola, scritta da De Simone, che segna la svolta “teatrale” del gruppo, anticipata dalla fuoriuscita di E. Bennato.

Con l’uscita di scena di Bennato, subentra nel gruppo Corrado Sfogli che, con F. Vetere, diventa l’anima musicale della “nuova” NCCP fino ai giorni nostri, specie dopo l’abbandono di R. De Simone che decide dalla fine degli anni ‘70 di dedicarsi al teatro musicale. Il rilancio avviene negli anni ’90 con gli album Medina, Tzigani e il live Incanto Acustico, con la partecipazione di G. Mauriello che lascerà il gruppo nel 1996. Al suo posto subentrerà Gianni Lamagna, nella formazione attuale con P. Ziccardi, M. Signore, M. Bruno e M. Sorrentino. Nel 2006 il disco e il tour 50 anni in buona Compagnia. L’ultimo lavoro è Napoli 1534. Tra moresche e villanelle (2020).