La Canzone di Zeza è una rappresentazione teatrale popolare campana, dialogata e cantata, in genere con l’accompagnamento musicale di una piccola banda, composta spesso solo da ottoni (in passato, però, anche da cordofoni), che si effettua di solito all’aperto, durante tutto il periodo di Carnevale, dal 17 Gennaio fino al martedì grasso. I personaggi principali sono: il padre Pulcinella che rappresenta Carnevale; la madre Zeza, diminutivo di Lucrezia, la figlia che nella tradizione scritta è Tolla, invece nella tradizione orale Vicenzella, poiché figlia di Carnevale che in Campania si chiama Vincenzo, oppure Porziella in particolare nell’area avellinese; il pretendente Don Nicola Pacchesicco nell’area napoletana oppure Don Zenobio nell’avellinese e viene indicato come abate, dottore, notaio o studente. In alcune Zeze troviamo anche altri pretendenti come “il marinaio”, oppure altri personaggi che sono, però, per lo più delle comparse e non partecipano alla recitazione cantata: il giardiniere, i cacciatori o il servo del notaio. Tutti i personaggi, anche quelli femminili, sono interpretati soltanto da maschi.
La Zeza è un tipico contrasto nuziale celebrato come atto primaverile propiziatorio e di fertilità, una tipologia diffusa da secoli su quasi tutto il territorio nazionale. Nonostante i diversi nomi - Canzone di Zeza in Campania, farsi di carnelivari in Calabria, lu ditt’ in Puglia, parti o diri in Sicilia - secondo Paolo Toschi la radice sarebbe unica e deriverebbe dal bruscello nuziale o mogliazzo diffuso in Toscana. Pur risalendo probabilmente al ‘700, le prime stampe della Zeza sono dell’800: quella musicale pubblicata da G. Cottrau nel 1829 nei Passatempi Musicali come Antichissimo dialogo di Zeza che si canta in Napoli dal popolo colla maschera nel Carnevale e il libretto stampato da Avallone nel 1849 col titolo Ridiculoso contrasto de matrimonio ‘mpersona di D. Nicola Pacchesecche, e Tolla Cetrula figlia di Zeza e Polecenella. Diverse sono poi le fonti sonore raccolte sul campo nel ‘900: da quella di Alan Lomax a Mercogliano nel 1955 a quelle inedite di A. Rossi e R. De Simone negli anni ‘70 per la pubblicazione di Carnevale si chiamava Vincenzo.