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Gigi D'Alessio

(Napoli, 24 febbraio 1967)
Pianista accompagnatore di Mario Trevi, Pino Mauro ed Angela Luce, Gigi D’Alessio capisce che è il suo momento quando incontra Mario Merola: per lui (e per sé stesso) scrive «Cient’anne», convince il re della sceneggiata a inciderne un provino, poi gli dice che ormai qualcuno lo ha trasmesso alla radio, insomma lo convince a pubblicare il duetto in cui lo chiama «papà», e lo incorona - «no, senza ‘e te fernesce Napule» - aprendo la strada alla propria incoronazione, ma anche a mille polemiche. Tra gli autori del testo di quel brano, come del successo più importante della stagione neomelodica, «Annare’», con Vincenzo D’Agostino, c’è, infatti, il boss di Forcella, Loigino Giuliano.

Credits immagine: Courtesy Federico Vacalebre

Il peccato originale delle origini peserà a lungo sulla carriera del cantautore che negli anni Novanta, con Franco Ricciardi e Maria Nazionale, riaccende la canzone popolare napoletana conquistando piazze, radio e televisioni locali. Il segreto? La vocalità è tradizionale, il sound e la versificazione moderni, partono dalla lezione del padrino del settore, Nino D’Angelo, e tengono insieme la veracità con il pop di Baglioni, dei Pooh, di Renato Zero. Il romanticismo permane, ma letti ed alcove sono la scenografia preferita, i tradimenti sono all'ordine del giorno.

Per arrivare al successo nazionale, ed ai 26 milioni di dischi venduti secondo Wikipedia, D’Alessio «nazionalizza» la formula, sceglie l’italiano, passa da Sanremo e dalla tv, forma con Anna Tatangelo una coppia di trottolini amorosi perfetti per il mondo del gossip almeno fino alla fine della love story, cercando nello stesso tempo di sfondare il muro del pregiudizio e di dimostrare la sua capacità di aggiornamento: è stato tra i primi a prevedere il ciclone del sound latino, poi si è misurato persino con il rap senza mai perdere l’appeal da «nuovo tradizionalista», dopo le due parole hanno lo stesso peso, la stessa dignità.

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