null Enzo Avitabile

Enzo Avitabile

(Napoli, 1 marzo 1955)
Ormai i duetti, anzi i «feat», sono una mania, una piaga. Ma Enzo Avitabile non ha collezionato duetti, quanto incontri. Nella sua prima vita, da «soul brother n.1» e colonna portante del neapolitan power, ha incontrato Tina Turner, James Brown, Afrika Bambaataa, Mory Kante, Richie Havens, Randy Crawford... Nella seconda, da punta di diamante del cantautorato al confine con la world music, Khaled, Manu Dibango, Toumany Diabaté, Daby Touré, Battiato, Guccini, Giorgia, De Gregori, Mannarino, Zero, Caparezza, Pippo Delbono, Giovanna Marini, Eliades Ochoa, Trilok Gurtu, Djivan Gasparyan, Avion Travel, David Crosby...

Credits immagine: Courtesy Federico Vacalebre

Prima la voglia di soffiare nel sax da americano di Napoli, salendo sul suo «Soul express». Poi, optando per una decolonizzazione culturale, una resilienza etnica. Il rendez vous con i Bottari di Portico è stato fondamentale: botti, tini e falci, usati come percussioni nel casertano fin dal tredicesimo secolo, sono stati l’occasione per un sabba ritmico, poi gli arcaici ritmi processionali della pastellessa, del passo della morte e della Zeza sono diventati il punto di partenza di un esperimento originalissimo. «Non avevamo modelli di paragone, lavoravamo su un canone antico e desueto», racconta Avitabile: «Volevo de-americanizzare il suono, rinunciando al mio amore per funky, reggae, blues. 

I Bottari mi hanno ridato le radici, come i Cantori del Miserere di Sessa, il canto a fronna di Zi’ Giannino Del Sorbo, l’uso delle mandole e delle chitarre battenti. Quindi mi sono confrontato con altre culture e tradizioni, sempre lontane dal cuore dell’impero globale, per sognare un altro mondo possibile».
Tutto con veracità estrema quanto la portata politica dei testi, compreso un disco-capolavoro come «Napoletana», e una canzone-capolavoro come «È ancora tiempo», ultimo brano in dialetto di Pino Daniele.

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