Il canto sul tamburo (canzone ‘ncopp’ ‘o tammurro), conosciuto anche come tammurriata, è una pratica musicale diffusa in alcune delimitate aree della Campania ed il suo scopo principale è quello di accompagnare il ballo all’interno di feste rituali legate ai pellegrinaggi devozionali ad alcuni santuari dedicati a diverse Madonne, definite “sorelle”. Le prime fonti sonore raccolte sul campo di questo tipo di repertorio risalgono alla campagna di ricerca condotta in Campania da Alan Lomax nel 1954-55, cui seguirono poi negli anni ’70 le importanti rilevazioni di Roberto De Simone.
Le quattro aree principali della tammurriata, caratterizzate da stili con caratteristiche alquanto diverse dal punto di vista esecutivo musicale e coreutico, sono: area vesuviana, nocerino-sarnese, giuglianese-domiziana e maiorese. Tra i diversi stili areali vi sono degli elementi comuni a partire dalla struttura testuale strofica, quasi sempre basata su distici di endecasillabi, i quali riprendono diversi temi letterari con riferimenti magici, storici, religiosi. Un altro elemento comune è l’uso di versi stereotipi (solitamente ottonari), definiti filastrocche o barzellette, per interpolazioni testuali di argomento vario, talvolta introdotti da brevi versi non sense (e ccore, e bbà, e llena). Anche dal punto di vista musicale vi sono caratteristiche comuni ai vari stili areali: la melodia del canto ha quasi sempre un profilo essenzialmente discendente, un ambitus generalmente di 5-6 suoni con quarto grado aumentato e si muove essenzialmente per gradi congiunti. Il ritmo è prevalentemente binario ed è scandito dal tamburo.
L’esecuzione inizia quasi sempre con un canto a distesa introduttivo che può essere una fronna, un canto a figliola o una voce di questua, e il canto è generalmente sillabico con pochi melismi, fa eccezione lo stile giuglianese. Gli strumenti tradizionalmente adoperati nelle varie aree sono: il tamburo a cornice detto tammurro o tammorra, le castagnette, il putipù chiamato anche caccavella, il tricchebballacche o triccabballacche, il sisco nell’area giuglianese, il doppio flauto nell’area vesuviana e lo scacciapensieri detto anche tromba degli zingari.