Il testo si sviluppa, nel suo nucleo centrale rappresentato dalle bizzarre e deliranti dissertazioni pseudofilosofiche e parascientifiche del Signor Carthesius (Frammento di Theoria Primo, Secondo e Terzo), attraverso l’adozione di una cifra linguistica volutamente paradossale ed eccessiva, frutto di un folle sincretismo tra idee e contenuti disparati, che, scorporati dal contesto, in apparenza sembrano significare qualcosa, illudendo l’attonito lettore di essere sul punto di coglierne il senso, che in realtà non esiste, come appare evidente quando da una lettura analitica si passa ad una sintetica.
Nel testo l’autore vuole esaltare il virtuosismo attoriale del protagonista, impegnato a discettare, nei panni di un improbabile Carthesius, sulla questione della ricerca nel teatro, attraverso burlesche dimostrazioni. Ovviamente la godibilità della messinscena, legata alle doti del performer, nella mera lettura del testo scritto cede il posto allo ‘stupore’ e alla ‘perplessità’: sentimenti molto cari a Moscato, in quanto ritenuti immanenti all’esperienza teatrale, intesa come sublime ‘finzione labirintica’.
Come l’autore afferma in modo esplicito, il testo è dedicato al grande psicoanalista e filosofo francese, Jacques Lacan. Il titolo del lavoro, infatti, non è altro che la parafrasi di un suo celebre saggio clinico, La psychose paranoïaque dans ses rapports avec la personalité (1932); ma non solo, in quanto Lacan è presente, in spiritu, in ogni parte dell’opera. Non è per nulla casuale il fatto che, in questo testo dedicato a Lacan, il protagonista sia un irriconoscibile Carthesius, descritto come il suo ‘opposto’, il quale, straparlando in modo allucinato e contorto, in modo del tutto ‘ametodico’, viene presentato come il possibile esito dell’approdo ‘paranoico’ a cui può condurre un pensiero che recida del tutto le proprie radici. Infatti, l’equilibrio tra la spinta verso l’alto ‒ il giusto desiderio del ‘distacco’ e del librarsi in volo che ogni autore avverte ad un certo punto della propria storia umana e professionale ‒ e il richiamo che proviene dal basso, dalle proprie radici costituisce il fattore principe per evitare elitarie fughe in avanti e dannosi narcisismi, che danneggiano solo il teatro. Bisognerebbe, insomma, tentare di giungere ad una sorta di «contaminactio maxima tra i registri, i toni, le grammatiche, le stilistiche. Infettare continuamente ciò che appartiene alla testa con ciò che viene dal ventre». Perché l’albero tanto più svetta verso l’alto, tanto più le sue radici sono profonde
Tale consapevolezza è proprio ciò in cui la Signora Ricerca, Madame La Recherche, è venuta meno; Moscato sceglie di proposito Cartesio, il filosofo del Cogito e del Discorso sul metodo, per contrapporgli Lacan e la sua rivoluzione copernicana, di matrice freudiana, che si propone di attuare una sorta di rielaborazione anticartesiana dell’essere umano. Lacan, radicalizzando il pensiero freudiano, ritiene che l’essenza umana non risieda, in primis, nel Cogito (ove «l’essere è presente alla coscienza»), ma dimori prevalentemente nell’inconscio (là ove egli non pensa di pensare e là ove l’essere è sottratto alla coscienza), inconscio che, secondo Lacan, è strutturato come un linguaggio. «L’inconscio è linguaggio», è parola, afferma ripetutamente lo studioso francese. Pertanto, la psicoanalisi, in quanto ‘ermeneutica del profondo’, non può non rivolgersi alla linguistica, in quanto scienza del linguaggio, per tentare di comprendere l’essere umano nel suo essere più vero.
La psychose paranoïaque parmi les artistes, pertanto, è una provocazione surreale, in grado di far riflettere, divertendo, lo spettatore/lettore, preso dalle allucinate dimostrazioni di Carthesius e dalle ‘suggestioni’ lacaniane, che Moscato propone nella singolare sua narrazione.
LINGUA Poche parole dialettali, latinismi, francesismi. Numerosi neologismi, non-sense, citazioni filosofiche strampalate.
MUSICA Manca.
NOTE Esiste una versione a stampa, Flavio Pagano editore, a cura di Giuliana Cesarini, del 1993, con disegni all’interno del testo.